Un recente decreto interministeriale, sulla scorta di un decreto legge (n. 34/2023) in
seguito convertito, ha stabilito, fra l’altro, che al Fondo per le Vittime dell’amianto possano
accedere non solo i lavoratori di società partecipate che abbiano contratto patologie
asbestocorrelate durante l’attività lavorativa prestata presso i cantieri navali o i loro eredi –
purché destinatari di sentenza o verbale di conciliazione in forza dei quali sia loro
riconosciuto diritto al risarcimento del danno e che non siano già stati risarciti dalla società
ritenuta responsabile – ma anche le stesse società partecipate pubbliche “dichiarate
soccombenti con sentenza esecutiva o comunque debitrici nei verbali di conciliazione
giudiziale depositati entro il 31 dicembre 2023, o nei verbali di conciliazione comunque
sottoscritti in sede protetta entro il 31 dicembre 2023, aventi ad oggetto il risarcimento dei
danni patrimoniali e non patrimoniali, riconosciuti in favore dei lavoratori”. I brevissimi
termini entro cui formulare domanda per il riconoscimento del beneficio sono spirati poco
oltre le recenti festività.
Nei lunghi anni di attività dell’Associazione Esposti Amianto sono state tante le volte in cui
la politica, senza distinzione di colore, ha tradito le aspettative dei lavoratori: non
sostenendo in massa la rivendicazione di giustizia per troppi anni rimessa solo alle voci
delle vittime (ricordiamo certo, riconoscenti, il sostegno dei singoli che tali tuttavia troppo
spesso sono rimasti), non sempre affiancando le parti offese all’interno dei processi,
talvolta strumentalizzando questa triste vicenda per misere questioni di bottega, talaltra
intervenendo a sproposito, oggi in tanta parte tacendo sull’adozione del suddetto decreto,
in sintesi svilendo la dimensione collettiva che invece, purtroppo, ineluttabilmente
caratterizza la storia di coloro i quali sono morti con l’unica colpa di essere andati a
lavorare. Sono i nostri padri, le nostre madri, i nostri cari, i vicini di casa, senza distinzione
per le opinioni partitiche di cui erano portatori e avrebbero diritto al rispetto solidale di tutti
per l’ingiusto prezzo pagato.
Non siamo certo degli ingenui sognatori, sappiamo che l’attività di impresa ha le proprie
esigenze; fra le tante, le difficoltà che sono derivate dall’esplosione del problema amianto
(per troppo tempo peraltro rimasto sotto al tappeto, non dobbiamo certo ricordare le tappe
della nota vicenda giudiziaria) non sono sicuramente questione di poco conto, e di tutto ciò
in qualche modo anche la politica deve farsi carico.
Tuttavia ci sono modi e modi e le scelte sono talora scelte di campo.
Mettere in chiaro sullo stesso piano responsabili e vittime (rectius: solo alcune delle
vittime, quelle che abbiano lavorato nel settore navale, destinatari di sentenza e non
ancora risarciti) è una scelta che ferisce e offende chi ha subito il danno ingiusto, spesso
perdendo anche la vita. Se le parole hanno un senso, che senso ha parlare ancora di
“Fondo per le Vittime dell’amianto” se a questo possono accedere soggetti giuridici
dichiarati soccombenti – e quindi riconosciuti colpevoli – a fronte della richiesta di
risarcimento? Abbiamo sempre saputo che se si è arrivati nel nostro territorio alle tragiche
conseguenze dell’esposizione all’amianto è anche perché costava meno risarcire un
operaio morto che salvargli i polmoni: oggi, amaramente, questa considerazione giunge
alle sue estreme conseguenze.
Sono tante le ragioni che allontanano sempre di più il cittadino dalla politica e questa è
una sconfitta per tutta la società civile: se lo Stato alla rivendicazione di giustizia e di
sostegno che viene da chi è rimasto vittima dell’amianto (spesso trattandosi di soggettiche non possono nemmeno fruire delle tutele che spettano in linea di massima al
lavoratore subordinato) non sa dare altra risposta che collettivizzare il costo della
responsabilità, ridistribuendolo anche sulle vittime, allora significa che gli spazi fra
elettorato attivo e passivo saranno sempre più distanti.
È di oggi la notizia di un tragico infortunio sul lavoro, proprio all’interno di un cantiere
navale. Qualcuno ha osservato che il tempo in cui il lavoro sarà sicuro è ancora lontano e
che c’è ancora molto da fare.
Ridare effettiva sostanza al concetto di responsabilità potrebbe essere un utile inizio.
ASSOCIAZIONE ESPOSTI AMIANTO DI MONFALCONE
19 gennaio 2024