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L’amianto rappresenta ancora un pericolo?
L’amianto in Italia è stato messo al bando nel 1992, tuttavia è indispensabile cercare di smaltire quello che è ancora in circolazione. Tuttavia è necessario capire che esiste una fascia di popolazione che, nel momento storico caratterizzato ancora dall’inconsapevolezza dei rischi, è entrata in contatto con questa sostanza, soprattutto per motivi di lavoro. L’esposizione professionale ha interessato milioni di persone tra carpentieri, operai industriali, dei cantieri edili, dell’industria naval meccanica, elettricisti, ferrovieri, caldaisti. Tanto per fare un esempio basti pensare che si stima che solo negli Stati Uniti ci sono 7 milioni e mezzo di lavoratori edili che hanno usato materiale contenente amianto per costruzioni a prova di incendio, per l’isolamento acustico, per l’istallazione di condutture, caldaie e tubature.

Ancora per quanto tempo si morirà di amianto?
La popolazione che potrebbe contrarre malattie legate all’esposizione all’amianto è molto ampia: negli Stati Uniti si stimano ogni anno circa 2500-3000 nuovi casi di mesotelioma, una delle neoplasie del polmone associate all’esposizione all’amianto.

E in Italia?
Nel nostro paese si registrano almeno 1.200 casi l’anno di mesotelioma. L’incidenza è almeno venti volte superiore a quella attesa. Infatti, in assenza di amianto, avremmo un caso di mesotelioma pleurico per un milione di abitanti. In pratica l’Italia è il paese europeo più colpito, se non il più colpito al mondo. L’epicentro è va Venezia Giulia.

Cos’è il mesotelioma pleurico?
Il mesotelioma è il tumore che colpisce le cellule del mesotelio cioè il tessuto che riveste tutta la cavità addominale ricoprendo la superficie esterna degli organi interni. Nell’intestino il mesotelio prende il nome di peritoneo, e nei polmoni di pleura.

Dove colpisce il mesotelioma?
La maggioranza dei mesoteliomi maligni (più del 75%) riguarda la cavità toracica a livello polmonare (mesotelioma pleurico). Si tratta di un tumore molto aggressivo l’aspettativa di vita dalla diagnosi varia mediamente dai 6 mesi all’anno

Il mesotelioma colpisce chiunque sia stato esposto all’amianto?
Le probabilità che si sviluppi in persone che sono state esposte all’amianto varia tra il 4,5 e il 10%. È possibile identificare le persone con un metodo di screening che permetta di valutare il rischio effettivo.

È corretto parlare di epidemia?
Il mesotelioma è una malattia professionale che non concede scampo, esso colpisce la pleura e il peritoneo. E’ incurabile e conosce esclusivamente una causa: l’esposizione all’amianto. Dal 1992 non viene più estratto, importato e utilizzato in Italia, ma il danno è già stato fatto. In Italia dove se ne parla meno che neglia altri paesi europei la situazione è gravissima. Lo confermano i dati presentati ogni anno dall’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro.

Ci sarà un picco di mortalità nei prossimi anni?
Alcuni studi molto recenti hanno dimostrato che il picco massimo di mortalità deve ancora arrivare, infatti esso è atteso verso il 2010-2015 perché il periodo di latenza del tumore varia da di 25 anni dal momento della prima esposizione per arrivare fino a 50. Inoltre, gli studi hanno dimostrato che chi ha subito l’esposiszione verso i 14 anni per proseguire per tutta la vita lavorativa, ha una possibilità di sviluppare la malattia in almeno un caso su 5. In Gran Bretagna l’utilizzo più importante dell’amianto si è avuto nel 1955, la sua messa al bando risale alla metà degli anni ottanta, e dunque il picco è atteso per il 2015-2020. in Francia, Germania, Irlanda e Svizzera la situazione è analoga. Ad essere colpiti in Italia sono per lo più i lavoratori della navalmeccanica e non a caso monfalcone, Genova e Trieste sono tra le province dove la malattia colpisce di più soprattutto tra gli addetti alle coibentazioni. Tuttavia è necessario ricordare che ci sono diversi casi in cui il mesotelioma ha colpito le mogli che lavavano gli indumenti di lavoro delle persone esposte.

Perchè la diagnosi è difficile?
Le caratteristiche della malattia. non rendono semplice la diagnosi. I sintomi principali sono: dolori toracici, difficoltà respiratorie dovute al versamento di liquido nella pleura, che sono sintomi frequenti anche in altre patologie polmonari. Le indagini radiologiche spesso non sono sufficienti e spesso i medici ricorrono ad accertamenti troppo invasivi: biopsie mediante ago-aspirazione e chirurgiche. Nella maggior parte dei casi la diagnosi avviene a situazione già compromessa quando cioè il polmone colpito presenta un anello dello spessore di 1 cm che lo costringe completamente. La diagnosi, dunque è difficile e altrettanto lo sono le cure..

Gli interventi chirurgici sono utili?
La chirurgia chirurgia toracica radicale si è rivelata funzionale e parzialmente utile allo scopo di migliorare la qualità e l’aspettativa di vita residua. L’intervento consiste nell’asportazione del polmone alla quale si associano radioterapia dell’emitorace svuotato e diversi regimi di chemio adiuvante e neo-adiuvante. Nei casi in cui la chirurgia demilitiva non fosse praticabile si ricorre al controllo dei versamenti pleurici con interventi toracoscopici.

Il mondo della medicina e della scienza è sensibile al trattamento delle neoplasie asbesto correlate?
Sempre in misura maggiore, nei prossimi anni, avremo un importante numero di pazienti che subiranno un progressivo degrado della propria funzionalità respiratoria e a dolori difficilmente trattabili medicalmente. Attualmente la ricerca scientifica è inadeguata alla portata epidemiologica e non si sta programmando nulla neanche a livello di assistenza sociale.

E gli interventi dell’Istituto nazionale per l’assistenza dei lavoratori infortunati?
L’atteggiamento dell’Inail ha del incredibile. Infatti, oltre a contestare nei tribunali e nelle procedure di riconoscimento i diritti dei lavoratori esposti (a Sesto San Giovanni ha toccato il fondo!)) e a ridurre le i benefici previdenziali l’Inail non sta facendo altro.

La ditta dove lavoravo è fallita, come devo fare per il curriculum attestante la mia mansione in presenza di amianto?
Premettiamo che, come indicato nelle altre risposte, il diritto al riconoscimento dei cosiddetti benefici previdenziali riguardanti lo sconto previdenziale, è al momento limitato alle domande presentate entro il giugno 2004. Detto questo, nel caso in cui la ditta o il datore di lavoro siano irreperibili (fallimenti, negazione diritto, ecc…), il lavoratore dovrà e potrà produrre un’autocertificazione nella quale dichiara, sotto propria responsabilità, di essere stato esposto all’amianto nell’adempimento delle proprie mansioni lavorative, anche se dette mansioni non prevedevano la manipolazione diretta del minerale.
È probabile che l’I.N.A.I.L., destinataria della vostra autocertificazione, rifiuti il vostro documento: non desistete, è un vostro diritto.

Ho presentato domanda all’I.N.A.I.L. entro i termini previsti (15 giugno 2005) ma mi è stato negato il riconoscimento di esposto all’amianto. Che cosa posso fare?
Innanzitutto bisogna leggere con attenzione le motivazioni presentate dall’I.N.A.I.L. a motivo del rifiuto. Qualora si consideri il rifiuto immotivato, si ha a disposizione 60 giorni di tempo per fare ricorso, scaduto tale termine non sarà più possibile intervenire per modificare la pratica.