Venerdì 10 Maggio 2024 Le Donne e il Cantiere: La Forza, Il Coraggio, Il Dolore.

Presso la sede del Consorzio Culturale del Monfalconese, Villa Vicentini Miniussi, a Ronchi dei Legionari, si terrà venerdì 10 maggio 2024 alle ore 16.00, un interessante incontro che tratta delle vicende di donne e amianto.

Vi attendiamo numerosi

Ecco la locandina:https://amiantomaipiu.it/wp-content/uploads/2024/05/IMG-20240507-WA0000.jpg

 


28 Aprile 2024, Giornata Mondiale per la Sicurezza sul Posto di Lavoro e Vittime dell’Amianto

In occasione della giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro e Vittime dell’Amianto, domenica 28 aprile vi saranno più commemorazioni sul nostro territorio. Ecco il programma della giornata:

ore 10.00: L’Associazione Esposti Amianto di Monfalcone farà una commemorazione presso il Monumento alle Vittime dell’amianto a Panzano, con interventi dei partecipanti e deposizione di una corona.

ore 10.00: Il Comune di Staranzano commemora presso il monumento in centro a Staranzano con la partecipazione dell’Associazione Esposti Amianto di Monfalcone

ore 11.00 Il Comune di San Canzian D’Isonzo presso il monumento realizzato da David Cej in Piazza Venezia, con la partecipazione dell’Associazione Esposti Amianto di Monfalcone

ore 11.30 Il Comune di Monfalcone deporrà una corona presso la lapide posta a lato del Municipio e vedrà la partecipazione dell’Associazione Esposti Amianto di Monfalcone

ore 18.30: A seguire la commemorazione del mattino il Comune di Monfalcone visiterà il monumento alle Vittime dell’Amianto a Panzano in Largo Colombo.

La cittadinanza é invitata ad essere presente, per ricordare tutte le persone che hanno sofferto per l’utilizzo indiscriminato di questo minerale.

22 Aprile 2024, Riunione nazionale ASSOCIAZIONI delle vittime amianto

Lunedì 22 Aprile 2024 alle ore 10.00, Presso il Palazzetto Veneto di Monfalcone si terrà la Riunione nazionale ASSOCIAZIONI delle vittime amianto per discutere della situazione attuale alle luce del  nuovo orientamento delle istituzioni in merito alla questione amianto. Vi invitiamo a partecipare numerosi.

Ecco il programma completo dell’evento

Locandina riunione associazioni 22.4.2024

Risposta dell’Inali in merito ai quesiti posti, sui beneficiari del Fondo Vittime dell’Amianto

In allegato il documento originale di risposta dell’Inail alle nostre istanze, da cui si evince che una sola azienda a presentato domanda (punto 2) per un totale di 158 posizioni (punto 3). Richieste che sono in corso di attività istruttorie.

L’Associazione Esposti Amianto di Monfalcone esprime tutto il proprio sdegno.

Fondo Vittime – Risposta INAIL

Richiesta di Accesso Civico Generalizzato presso INAIL

L’Associazione Esposti Amianto di Monfalcone, facendo seguito alla richiesta presentata alle istituzioni politiche per chiedere la modifica  del Decreto Interministeriale del 5 dicembre 2023 inerente ai beneficiari  al Fondo per le vittime dell’amianto

chiede

con accesso Civico Generalizzata all’INAIL

1. Numero di domande di accesso al Fondo per le vittime dell’amianto presentate da lavoratori persone
fisiche

2. Numero di società partecipate pubbliche che abbiano presentato domanda di accesso al Fondo in
argomento

3. In relazione alle domande presentate da società partecipate pubbliche di cui al punto 2 – per
ciascuna società partecipata pubblica – il numero di sentenze esecutive e di verbali di conciliazione
rispetto ai quali sia stata formulata istanza di accesso al Fondo in argomento

4. Numero di domande
ritenute ammissibili presentate da lavoratori persone fisiche e numero di posizioni ritenute ammissibili
rispetto a domande presentate da società partecipate pubbliche

 

Di seguito trovate il documento completo inviato all’INAIL

 

Report domande – Civico generalizzato

Lettera aperta al Presidente della Giunta Regionale Massimiliano Fedriga e all’Assessore regionale Riccardo Riccardi

Le associazioni
Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori LILT, isontina;
Associazione Esposti Amianto AEA, sezione regione FVG;
Associazione Esposti Amianto AEA sezione di Monfalcone;
Asbestos Risks Association EARA, Trieste;
Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro ANMIL, regionale FVG;
Associazione Ubaldo Spanghero, Monfalcone,
hanno esaminato il
Decreto-Legge 30 marzo 2023, n. 34 che istituisce un sedicente Fondo per le
vittime dell’amianto, già in questa prima stesura appaiono chiari i destinatari della norma:
1. i lavoratori di società partecipate pubbliche che hanno contratto la patologia presso i
cantieri navali;
2. le partecipate pubbliche possono accedere al fondo in quanto alle loro dipendenze vi
erano lavoratori impiegati presso i cantieri navali.
È evidente la volontà di limitare le partecipate pubbliche alla cantieristica, ovvero, seppure alla
mai citata, Fincantieri.
Successivamente è intervenuto il
Decreto interministeriale del 5.12.2023, all’Art. 2, commi 1, 2,
3. precisando i destinatari del Fondo:
comma 1 – …“possono accedere alle prestazioni del Fondo di cui all’Art. 1 i lavoratori di società partecipate pubbliche che hanno contratto patologie asbesto-correlate durante l’attività lavorativa prestata presso i cantieri navali”…
comma 2 – Gli eredi … i cui congiunti erano in attività lavorativa presso i cantieri navali.
Comma 3 – “Possono, altresì, accedere al Fondo le
società partecipate pubbliche”
Il soggetto “società”, che a questo punto è manifestamente identificabile come Fincantieri, per
accedere al sedicente “Fondo vittime per l’amianto”, deve essere destinatario di una sentenza o
un verbale di conciliazione che li dichiarati
“soccombenti con sentenza esecutiva o comunque
parti debitrici”, ovvero colpevoli di avere cagionato un danno e condannati a risarcirlo.
A questo scopo, il legislatore con la legge Finaziaria 30 dicembre 2023, n. 213, reperisce la dotazione finanziaria di 60 milioni di Euro per alimentare il sedicente “Fondo vittime per
l’amianto” sottraendoli al “Fondo sociale per occupazione e formazione”.
Presidente Fedriga,
Assessore Riccardi,
la Regione Friuli Venezia Giulia si era costituita parte civile nei processi penali presso il Tribunale di Gorizia verso vari dirigenti dell’allora Italcantieri, è stata risarcita in ragione
degli ingenti oneri finanziari che la Regione ha posto a carico del sistema sanitario regionale per l’assistenza alle persone colpite dalle patologie derivate dall’esposizione, per i contributi erogati per la
realizzazione di progetti di ricerca sulla prevenzione e per le prestazioni socio sanitarie, nonché per il funzionamento del Centro operativo regionale (Cor) per la compilazione dei registri dei mesoteliomi.
Per questi motivi, le scriventi Associazioni, chiedono al Presidente Fedriga e all’Assessore Riccardi
ad assumere come proprie l’indignazione raccolta tra i nostri iscritti e tra i cittadini a noi vicini in relazione al riprovevole provvedimento governativo che premia i colpevoli, offensivo della dignità
delle vittime e delle istituzioni che li rappresentano.
Le Associazioni chiedono un intervento della Regione Friuli Venezia Giulia a sostegno di una profonda modifica normativa che riguardi la destinazione delle risorse previste dalla Legge
Finanziaria 30 dicembre 2023, n.213, esclusivamente alle vittime dell’amianto per incrementare Il Fondo per le vittime dell’amianto istituito dalla Legge n. 244/2007.
Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori LILT – Michele Luise
Associazione Esposti Amianto AEA, sezione regione FVG – Santina Pasutto
Associazione Esposti Amianto AEA sezione di Monfalcone – Violetta Borelli
Asbestos Risks Association EARA – Albano Marusic
Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro ANMIL, regionale FVG – Alberto Chiandotto
Associazione Ubaldo Spanghero, Monfalcone – Claudio Ceron

RIFLESSIONI SUL FONDO PER LE VITTIME DELL’AMIANTO

Un recente decreto interministeriale, sulla scorta di un decreto legge (n. 34/2023) in
seguito convertito, ha stabilito, fra l’altro, che al Fondo per le Vittime dell’amianto possano
accedere non solo i lavoratori di società partecipate che abbiano contratto patologie
asbestocorrelate durante l’attività lavorativa prestata presso i cantieri navali o i loro eredi –
purché destinatari di sentenza o verbale di conciliazione in forza dei quali sia loro
riconosciuto diritto al risarcimento del danno e che non siano già stati risarciti dalla società
ritenuta responsabile – ma anche le stesse società partecipate pubbliche “dichiarate
soccombenti con sentenza esecutiva o comunque debitrici nei verbali di conciliazione
giudiziale depositati entro il 31 dicembre 2023, o nei verbali di conciliazione comunque
sottoscritti in sede protetta entro il 31 dicembre 2023, aventi ad oggetto il risarcimento dei
danni patrimoniali e non patrimoniali, riconosciuti in favore dei lavoratori”. I brevissimi
termini entro cui formulare domanda per il riconoscimento del beneficio sono spirati poco
oltre le recenti festività.
Nei lunghi anni di attività dell’Associazione Esposti Amianto sono state tante le volte in cui
la politica, senza distinzione di colore, ha tradito le aspettative dei lavoratori: non
sostenendo in massa la rivendicazione di giustizia per troppi anni rimessa solo alle voci
delle vittime (ricordiamo certo, riconoscenti, il sostegno dei singoli che tali tuttavia troppo
spesso sono rimasti), non sempre affiancando le parti offese all’interno dei processi,
talvolta strumentalizzando questa triste vicenda per misere questioni di bottega, talaltra
intervenendo a sproposito, oggi in tanta parte tacendo sull’adozione del suddetto decreto,
in sintesi svilendo la dimensione collettiva che invece, purtroppo, ineluttabilmente
caratterizza la storia di coloro i quali sono morti con l’unica colpa di essere andati a
lavorare. Sono i nostri padri, le nostre madri, i nostri cari, i vicini di casa, senza distinzione
per le opinioni partitiche di cui erano portatori e avrebbero diritto al rispetto solidale di tutti
per l’ingiusto prezzo pagato.
Non siamo certo degli ingenui sognatori, sappiamo che l’attività di impresa ha le proprie
esigenze; fra le tante, le difficoltà che sono derivate dall’esplosione del problema amianto
(per troppo tempo peraltro rimasto sotto al tappeto, non dobbiamo certo ricordare le tappe
della nota vicenda giudiziaria) non sono sicuramente questione di poco conto, e di tutto ciò
in qualche modo anche la politica deve farsi carico.
Tuttavia ci sono modi e modi e le scelte sono talora scelte di campo.
Mettere in chiaro sullo stesso piano responsabili e vittime (rectius: solo alcune delle
vittime, quelle che abbiano lavorato nel settore navale, destinatari di sentenza e non
ancora risarciti) è una scelta che ferisce e offende chi ha subito il danno ingiusto, spesso
perdendo anche la vita. Se le parole hanno un senso, che senso ha parlare ancora di
“Fondo per le Vittime dell’amianto” se a questo possono accedere soggetti giuridici
dichiarati soccombenti – e quindi riconosciuti colpevoli – a fronte della richiesta di
risarcimento? Abbiamo sempre saputo che se si è arrivati nel nostro territorio alle tragiche
conseguenze dell’esposizione all’amianto è anche perché costava meno risarcire un
operaio morto che salvargli i polmoni: oggi, amaramente, questa considerazione giunge
alle sue estreme conseguenze.
Sono tante le ragioni che allontanano sempre di più il cittadino dalla politica e questa è
una sconfitta per tutta la società civile: se lo Stato alla rivendicazione di giustizia e di
sostegno che viene da chi è rimasto vittima dell’amianto (spesso trattandosi di soggettiche non possono nemmeno fruire delle tutele che spettano in linea di massima al
lavoratore subordinato) non sa dare altra risposta che collettivizzare il costo della
responsabilità, ridistribuendolo anche sulle vittime, allora significa che gli spazi fra
elettorato attivo e passivo saranno sempre più distanti.
È di oggi la notizia di un tragico infortunio sul lavoro, proprio all’interno di un cantiere
navale. Qualcuno ha osservato che il tempo in cui il lavoro sarà sicuro è ancora lontano e
che c’è ancora molto da fare.
Ridare effettiva sostanza al concetto di responsabilità potrebbe essere un utile inizio.
ASSOCIAZIONE ESPOSTI AMIANTO DI MONFALCONE
19 gennaio 2024

Pubblichiamo l’articolo di Salvatore Ferrara apparso sul il Goriziano il 20 gennaio 2024

Ci scrive l’Associazione esposti amianto che esprime il sue posizioni sul decreto interministeriale firmato lo scorso 5 dicembre a Roma. Nella sua lettera, l’Aea comunica pure la delusione nei confronti della «politica senza distinzione di colore». Parla di ferite ed offese commesse mettendo «sullo stesso piano i responsabili e le vittime». Dall’associazione, arriva così la constatazione di un allontanamento dalla politica e di un elettorato attivo e passivo sempre più distanti. Infine, dall’intervento emerge la richiesta di garanzie su prese di responsabilità e sicurezza sul lavoro. S.F.

Un recente decreto interministeriale, sulla scorta di un decreto legge – il numero 34 del 2023 – in seguito convertito, ha stabilito che al Fondo per le Vittime dell’amianto possano accedere non solo i lavoratori di società partecipate che abbiano contratto patologie asbestocorrelate durante l’attività lavorativa prestata presso i cantieri navali o i loro eredi – purché destinatari di sentenza o verbale di conciliazione in forza dei quali sia loro riconosciuto diritto al risarcimento del danno e che non siano già stati risarciti dalla società ritenuta responsabile – ma anche le stesse società partecipate pubbliche «dichiarate soccombenti con sentenza esecutiva o comunque debitrici nei verbali di conciliazione giudiziale depositati entro il 31 dicembre 2023, o nei verbali di conciliazione comunque sottoscritti in sede protetta entro il 31 dicembre 2023, aventi ad oggetto il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali, riconosciuti in favore dei lavoratori».

I brevissimi termini entro cui formulare domanda per il riconoscimento del beneficio sono spirati poco oltre le recenti festività.Nei lunghi anni di attività dell’Associazione Esposti Amianto sono state tante le volte in cui la politica, senza distinzione di colore, ha tradito le aspettative dei lavoratori non sostenendo in massa la rivendicazione di giustizia per troppi anni rimessa solo alle voci delle vittime. Ricordiamo certamente, riconoscenti, il sostegno dei singoli che tali tuttavia troppo spesso sono rimasti, non sempre affiancando le parti offese all’interno dei processi, talvolta strumentalizzando questa triste vicenda per misere questioni di bottega, talvolta intervenendo a sproposito. Oggi però, in tanta parte tacendo sull’adozione del suddetto decreto, in sintesi svilendo la dimensione collettiva che invece, purtroppo, ineluttabilmente caratterizza la storia di coloro i quali sono morti con l’unica colpa di essere andati a lavorare. Sono i nostri padri, le nostre madri, i nostri cari, i vicini di casa, senza distinzione per le opinioni partitiche di cui erano portatori e avrebbero diritto al rispetto solidale di tutti per l’ingiusto prezzo pagato.

Non siamo certo degli ingenui sognatori, sappiamo che l’attività di impresa ha le proprie esigenze e, fra le tante, ci sono le difficoltà che sono derivate dall’esplosione del problema amianto. Quest’ultimo, per troppo tempo peraltro rimasto sotto al tappeto e non dobbiamo certo ricordare le tappe della nota vicenda giudiziaria. Non sono sicuramente questione di poco conto, e di tutto ciò in qualche modo anche la politica deve farsi carico. Tuttavia «ci sono modi e modi» e le scelte sono talora scelte di campo.

Mettere in chiaro sullo stesso piano responsabili e vittime – rectius: solo alcune delle vittime, quelle che abbiano lavorato nel settore navale, destinatari di sentenza e non ancora risarciti – è una scelta che ferisce e offende chi ha subito il danno ingiusto, spesso perdendo anche la vita. Se le parole hanno un significatoo, che senso ha parlare ancora di “Fondo per le Vittime dell’amianto” se a questo possono accedere soggetti giuridici dichiarati soccombenti – e quindi riconosciuti colpevoli – a fronte della richiesta di risarcimento? Abbiamo sempre saputo che, se si è arrivati nel nostro territorio alle tragiche conseguenze dell’esposizione all’amianto, è anche perché costava meno risarcire un operaio morto che salvargli i polmoni. Oggi, amaramente, questa considerazione giunge alle sue estreme conseguenze.

Sono tante le ragioni che allontanano sempre di più il cittadino dalla politica e questa è una sconfitta per tutta la società civile. Se lo Stato, alla rivendicazione di giustizia e di sostegno che viene da chi è rimasto vittima dell’amianto – spesso trattandosi di soggetti che non possono nemmeno fruire delle tutele che spettano in linea di massima al lavoratore subordinato – non sa dare altra risposta che collettivizzare il costo della responsabilità, ridistribuendolo anche sulle vittime, allora significa che gli spazi fra elettorato attivo e passivo saranno sempre più distanti.

La notizia del tragico infortunio sul lavoro di venerdì mattina, proprio all’interno di un cantiere navale, ha permesso di osservare che il tempo in cui il lavoro sarà sicuro è ancora lontano e che c’è ancora molto da fare. Ridare effettiva sostanza al concetto di responsabilità potrebbe essere un utile inizio.

Un Appello da sostenere

L’Associazione Esposti Amianto di Monfalcone vuole rendere pubblico e far proprio l’appello di Luigino Francovig che riportiamo integralmente qui sotto:
NON LASCIAMO CHE LA MORTE ARRIVI PRIMA DI NOI
Il 28 aprile è la giornata mondiale dedicata alle vittime dell’amianto. Un giorno all’anno per esprimere la
testimonianza, per dire “certe cose non devono mai accadere”. Un giorno per dire: è stata colpa del
Cantiere Navale, della ditta appaltatrice, del materiale, della mancanza di protezione, dei mancati controlli,
del profitto, del fare soldi facili con la vita dei lavoratori. Vendere e tradire i lavoratori è sempre una
questione di soldi.
Con il giorno dopo ricominciano i 364 giorni della demagogia è della realtà dei numeri. A oltre 30 anni dal
divieto di utilizzo del materiale, il CRUA ci porta con i piedi per terra, con i numeri costanti delle persone
morte 33/38 all’anno, 1 persona ogni 11 giorni. Persone, famiglie, comunità, territori stravolti dalla violenza
a cui non si fa più caso, dove non suona nemmeno la campana. E la triste vita locale che si trascina. I
processi conquistati, importanti, ma per pochi, sono ai titoli di coda. Il riconoscimento da parte dello Stato,
azionista di maggioranza, mai richiesto. La ricerca, per trovare una speranza di guarigione, in difficoltà. Le
cure e l’assistenza sono perse dentro una sanità che annaspa tra pubblico e privato, tra un diritto e un
previlegio. La solitudine e la paura dell’esposto che aumenta mentre il tempo a disposizione sta finendo, e
mentre i giorni della settimana hanno meno importanza. Non facile, e nemmeno semplice accettare
l’ombra nera che la fibra ti ha portato dentro il corpo. Dopo il periodo del rifiuto, della vergogna, della
colpa, della rabbia, conviverci guardandola negli occhi, combatterla a mani nude, diventa il lavoro della vita.
Senza accorgersi, sempre più spesso si cerca nel vuoto con nostalgia, qualcosa del passato, mentre la
stanchezza aumenta e l’ombra nera che prende il sopravento. Un passaggio tra essere umano e carico
residuale, una disillusione. E la fotografia della sconfitta politica, personale, di tutte le storie dei lavoratori,
di un intero territorio, della dispersione di un immenso patrimonio umano.
Eppure sono loro l’unica continuità, questi artisti, volevano ricostruire, cambiare e vedere il futuro, sognare,
pieni di passione. Nessun racconto, nessuna immagine è in grado di rispecchiare quella realtà. La
testimonianza diventa credibile quando è legata alla scelta politica che mette in discussione il sistema e
quando il passato serve ad immaginare il futuro.
E noi?
Siamo attoniti di fronte alla tragedia, sembriamo perdere ogni speranza, utilizziamo il silenzio, cambiamo il
discorso, ci giriamo dall’altra parte, impreparati a rispondere su come è possibile convivere con tanta
colpevole indifferenza. Accettiamo impotenti le grandi distanze e ritardi tra le parole e le esigenze, le
necessità necessarie, che ti levano ogni fiducia nella credibilità. Sconsolante, NO non è sufficiente parlare
del passato, bisogna reagire, ribellarsi, intervenire sul presente e scegliere il futuro.
Non lasciamo che la morte arrivi prima di noi.
Da oltre venti anni le fibre artificiali vetrose hanno sostituito l’amianto. Materiali diversi in forte evoluzione,
lo conosciamo abbastanza, mai in modo definitivo. Le forze portatrici di interesse non possono dire: non
conosciamo, non sappiamo. Oggi, è Loro la responsabilità per la protezione e la prevenzione sulla salute e
sulla sicurezza dei lavoratori. Dove si ignora oggi, che è una scelta politica, domani ci sarà una lapide.
E noi come partecipiamo? Da qualche parte bisogna cominciare: definendo come cornice l’applicazione del
“Documento Europeo sulla protezione della salute e della sicurezza sui posti di lavoro come spina dorsale
della transizione e del futuro sviluppo”; trasformando l’obbiettivo europeo del “zero infortuni sul lavoro” e
della riduzione al minimo per le malattie professionali entro il 2030, in “questione sociale” del territorio;
facendo diventare “un’opportunità imperdibile” un progetto del PNRR sulla protezione della salute e della
sicurezza sui posti di lavoro. Inoltre, pretendendo decisioni sull’aumento di personale per i controlli;
sull’impiego vincolante delle protezioni individuali dei lavoratori; sulla raccolta dei dati sulle esposizioni del
tipo di materiali e sui tempi di esposizione; sul controllo delle composizioni dei materiali e la loro possibile
conseguenza sulla salute.
Serve trasformare il lavoro, gestirlo per farlo diventare una risorsa. Questo è lo specchio della città.
Monfalcone aprile 2023
Luigino Francovig